martedì 12 gennaio 2016

L'AMORE NELL'ARCIPELAGO GENDER. Di Giancarlo Ricci

Da SESSUALITA' E POLITICA. 
VIAGGIO NELL'ARCIPELAGO GENDER di Giancarlo Ricci (Sugarco, 2016), pubblichiamo alcune pagine sul tema dell'amore.

Per leggere l' Introduzione dell'autore vai a: 

     Nei glossari gender la parola amore non compare: sparita. Abbandonato il complesso sentiero dell’amore l’ideologia gender opta per la sessuologia, con la sua pragmatica e la sua profilassi basata sul buon uso degli organi sessuali. La parola amore viene messa al bando; probabilmente troppo impegnativa, troppo soggettiva o portatrice di malintesi inestricabili. La parola d’ordine è il benessere, il <<benessere sessuale>>. 

Con le sue infinite e straordinarie varianti il tema dell’amore non è contenibile nelle linee guida gender. Se questa temibile parola dovesse comparire, siatene certi: è per ribadire che anche una coppia gay può amarsi veramente. Ancora di più: il loro amore può essere rivolto alla crescita di eventuali figli, adottivi o ottenuti con la fecondazione eterologa. Abbiamo il timore che qui l’amore si sia trasformato in una parola magica e onnipotente in grado di sconfiggere ogni “complicazione” di natura psichica, sociale, culturale, parentale. L’amore può tutto? Piuttosto dobbiamo constatare che nella vicenda chiamata amore, non tutto è amore... 
Nella sua prolifica molteplicità di significati e di sfumature, l’amore risulta imprescindibile agli esseri umani ed è strutturalmente implicato, a vario titolo, nella sessualità. Ma amore e sesso spesso si sperimentano disgiunti, divisi, irraggiungibili uno all’altro. Oppure: dove c’è uno non c’è  l’altro. O viceversa. Eppure, e non solo per quest’ultimo motivo, quando gli umani lo nominano è come se parlassero di una ferita che non rimargina. Quasi un anelito ogni volta sconfitto. Il <<vero>> amore abita l’impossibile. In tal senso lo psicanalista francese Jacques Lacan (1901-1981) ha inventato la parola amur giocando sull’assonanza tra amour (amore) e a mur (al muro): l’amore al muro, l’amore come muro insuperabile? L’amore ci mette con le spalle al muro? 
Lideologia gender suggerisce la profilassi sessuologica, insiste sullattrazione fra i sessi, sulla vita degli istinti, su appagamenti di bisogni o sullottenimento di diritti sessuali. Se tutto ciò viene riunito sotto la bandiera della profilassi, della prevenzione, della spiegazione quale anticipazione e rimedio ortopedico di ciò che dovrà accadere, sorge il sospetto che si tratti di uno spossessamento. Ovvero di una prevenzione che spegne lesperienza soggettiva, pretende di addestrarla mentre in realtà la soffoca costringendola in schemi preconfezionati.  La visione gender mortifica lamore.
Un esempio paradigmatico lo troviamo nelle raccomandazioni esplicitate in alcuni documenti europei sull’educazione sessuale. In particolare vengono suggeriti interventi di educazione sessuale precoci, raccomandando che è occorre prevenire. Tali raccomandazioni, in nome di un libero diritto alla sessualità, insistono a incentivare e promuovere quella che viene proposta come la <<matrice della sessualità>>. In essa, vengono spiegati i motivi per cui  <<leducazione sessuale dovrebbe iniziare prima dei quattro anni>> (p.34). Ecco il <<politicamente corretto>> applicato alleducazione sessuale: il soggetto, fin dai primi anni, deve essere reso edotto degli innumerevoli godimenti che di diritto può trarre dal proprio corpo. Li deve sperimentare quasi fosse un obbligo, un esercizio didattico. Poi potrà scegliere cioé esercitare la sua libertà. Tutto ciò delinea purtroppo la consistenza di un teorema perverso. 
La (per)versione sessuologica è la via maestra, proposta in nome dell’educazione sessuale, che conduce ad appropriate <<competenze>>. Tra queste: esigere dai corpi il giusto piacere, il piacere sessuale come prestazione, come obbligo, come necessità irrinunciabile, come benessere.  O come infinite varianti di godimenti imprevedibili e nuovi. In tutto ciò domina un gigantesco qui pro quo: invece della relazione, l’altro come oggetto erotico; invece della sorpresa dell’incontro, la reciprocità dello scambio; invece della passione, la prestazione; invece del corpo, il macchinismo degli organi sessuali.  
In altri documenti prevale la stessa visione sessuologica. Anche nei rinomati libretti dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) <<Educare alla diversità a scuola>>, emanati a livello governativo (Dipartimento delle Pari Opportunità e Miur), nel 2013, non compare la parola amore. Al suo posto ricorre invece la parola magica <<attrazione>>. 

    Notiamo di sfuggita che la logica meccanicistica secondo cui gli oggetti sessuali, inseriti in uno scenario pulsionale, si attraggono o si respingono, ricalca una logica dominata dall’alternanza tra feticismo (attrazione) e fobia (repulsione). Tale sistema, così ipotizzato, è parecchio rudimentale e non rispecchia affatto la complessità della vita amorosa ed erotica degli umani. Ridurre l’amore ad attrazione, significa privilegiare la dimensione pulsionale rispetto al mondo della soggettività, della vita psichica e spirituale cancellando la dimensione della sublimazione. 

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